San Benedetto Vecchio
Abbazia di San Benedetto
Descrizione
L’abbazia si trova lungo la strada provinciale che da Pietralunga porta a Reggio, in collina, lontana dai centri abitati.
Il monastero, chiamato “Sancti Benedicti prope Eugubium” ma detto anche di San Benedetto Vecchio o di Monte Pellio, è citato per la prima volta in un documento del 1191 in un elenco di possedimenti concessi dall’imperatore Enrico VI ad altri prelati eugubini.
L’originaria struttura è dell’XI secolo, e prosperò fino agli inizi del XV secolo. Come per altre situazioni analoghe, per esempio l’abbazia di San Bartolomeo a Camporeggiano, il comune di Gubbio provvide a tutelare l’integrità della struttura e la sicurezza dei religiosi creando nel monastero una torre fortificata o “fortilitium”, sede di un piccolo presidio di militari. Ne abbiamo documentazione dal XIV al XV secolo.
Dalle Rationes decimarum sappiamo come, nel 1295, pagasse al collettore Pontificio la sommadi 15 lire e 12 denari ravennati. Appartenuto agli olivetani (Iacobilli), nel 1451 fu dato incommenda e poi trasformato in parrocchiale.
Architettura
La struttura dell’edificio subì molti mutamenti nel corso dei secoli.
Essa ha infatti subito molti rimaneggiamenti e l’originario organismo basilicale a tre navate è stato mutilato nella parte anteriore. Così, mentre la navata principale e quella laterale di destra si prolungano di due campate in direzione della facciata, la navata di sinistra è andata perduta.
La facciata, che doveva estendersi per l’ampiezza delle tre navate, corrisponde attualmente alla larghezza della navata centrale e della navata destra trasformata in sacrestia per lo spazio relativo delle prime due campane.
La copertura del tetto è a capriate e la parte più antica dell’edificio è quella che riguarda l’abside.
La suddivisione tra le navate è ottenuta mediante pilastri quadrangolari che sostengono archi a tutto sesto.
I capitelli delle colonne sono ornati da capitelli decorativi come rosette, fogliami, fiori stellati e cerchiati.
La presenza di portali con archi a sesto acuto nella facciata, nel fianco destro e all’interno, porta a pensare che un rimaneggiamento sia avvenuto quanto meno nel XIII secolo che l’hanno fortemente manomessa.
Inoltre nel tessuto struttivo sono evidenti alcuni elementi di riutilizzo, forse provenienti dalla prima chiesa del XI secolo, come ad esempio i capitelli che reggono l’arcone trasversale all’inizio del presbiterio.